Abstract
Vengono studiate analiticamente, per i territori euro-africani del Mediterraneo occidentale, le possibilità di una misura teorica dell' «aridità» estiva, intesa come una riduzione della piovosità, di entità variabile secondo le annate e secondo i paesi, ma sempre ricorrente, e come tale rappresentante il carattere più notevole, generale e costante, di tutti i diversi climi mediterranei, mentre le temperature non offrono alcun carattere specifico, proprio della regione in esame. Con l'introduzione di un nuovo fattore—l'escursione termica diurna come espressione indiretta dello stato igrico dell'aria—viene completato l'indice d'aridità estiva proposto dall'autore già nel 1937. Constatato che, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, non si possiede ancora una definizione dell'aridità intesa come preminente fattore dell'ecologia vegetale mediterranea, e constatato che neppure l'indice presentato dall'autore risolve l'importantissima questione della misura assoluta dell'aridità, l'autore ritiene tuttavia che tale indice riesce a fornire, in una forma più completa e piti esatta, almeno la misura relativa dell'aridità nel confronto fra due o più stazioni. Viene poi presentato un «coefficiente mediterraneo», composto di due o di tre fattori (secondo la disponibilità delle misure meteorologiche) aventi limiti tipicamente caratteristici della pluviometria mediterranea: la frequenza (numero di giorni) della pioggia estiva, l'escursione pluviometrica percentuale fra l'estate e la stagione più piovosa, e lo scostamento medio percentuale della pioggia estiva dal valore medio di questa. Tenuta presente la possibilità che, verso i limiti altimetrici e quelli settentrionali, il bioclima può presentarsi meteorologicamente mediterraneo (per la riduzione di pioggia estiva) senza più esserlo ecologicamente, nei rapporti col mondo delle piante, l'autore propone di assumere provvisoriamente, per stabilire i limiti ecologici della regione mediterranea occidentale, un certo valore massimo dell'indice di aridità insieme con un certo valore massimo del coefficiente mediterraneo, valori entrambi che potranno evidentemente essere ritoccati in seguito ad una più serrata osservazione della vegetazione. Viene in pari tempo messo in luce l'insufficiente significato della presenza dell'Olivo, spontaneo o coltivato, per la delimitazione ecologica della regione mediterranea. Valendosi del detto indice d'aridità estiva, e dell'indice termico invernale già proposto pure nel 1937 (intensità e durata del freddo invernale+intensità dell'escursione termica annua), e riportandone i valori, per determinate stazioni euro-africane del Mediterraneo occidentale, sopra un sistema di asoisse e di ordinate, l'autore ha suddiviso il territorio studiato—con limiti provvisori stabiti in base ad osservazioni fitogeografiche—in quattro sottoclimi mediterranei, secondo i valori dell'indice termico, denominati: caldo, tiepido, temperato e freddo; ognuno di tali sottoclimi è stato suddiviso, pure con limiti provvisori, stabiliti sul panorama vegetale, in cinque tipi denominati: sahariano, arido, semiarido, subumido e umido.