Abstract
Questa memoria costituisce il III volume dell'opera « Romagna fitogeografica». I precedenti trattano della vegetazione delle Pinete di Ravenna (I) e dei « calanchi » pliocenici (II). In questo III volume l'A. studia la flora e la vegetazione dei terreni rossi « ferrettizzati » del preappennino delia Romagna. Nell'introduzione sono contenute alcune notizie di carattere generale. Nel I capitolo si descrive il territorio studiato, che è rappresentato nell'annessa Tav. I; vengono fornite alcune indicazioni sul suolo, con le analisi chimiche e fisiche, ed i dati relativi al clima (temperatura annua media 13–14°, pioggia annua circa 850 mm.). Il capitolo II tratteggia la geologia. Il capitolo III contiene l'elenco delle specie, che sono per tutto il territorio 632 (più 199 varietà e forme), per le sole formazioni naturali, generalmente boschive, (nomi in grassetto) 371 (più 91 varietà e forme); fra queste ultime specie, le maggiormente diffuse sono 181 (segnate con *), e 45 le dominanti (segnate con •). Per ogni specie sono fornite indicazioni relative alla categoria biologica, a quella geografica, alla dimensione delle foglie, alla durata della vita vegetativa. Nel capitolo IV viene descritta la vegetazione, poi l'A. presenta circa 70 Rilevamenti riuniti in 7 Tabelle: Bosco di ScardaviUa (I e III), Bosco di Ladino (II), Bosco di Farazzano (IV), Praterie naturali secche (V), Praterie naturali umide (VI), Boschi al margine superiore della fascia « ferrettizzata » (VII). Della cenosi di ogni Tabella si dà una breve descrizione, poi si espongono gli spettri biologici, le classi di frequenza, l'indice di maturità ecc. Fanno poi seguito una ventina di profili disegnati dal vero nelle parti più significative dei consorzi studiati. Il capitolo V tratta dei rapporti fra condizioni di ambiente e vegetazione: si esamina il suolo delle formazioni studiate (pH 6 a 7,4), poi il clima esi spinge l'indagine ai microclimi, con riferimento non solo aüa temperatura e umidità relativa, ma anche alle radiazioni ed alla luce. Si passa poi al confronto dello spettro biologico con quelli di altri consorzi italiani, riscontrando analogie con consorzi dell'Italia settentrionale e delle colline toscane. Vengono poi riassunti i dati relativi allo sviluppo delia vegetazione nei diversi periodi dell'anno e cosi delle fioriture, col corredo di disegni dal vero e di una Tabella grafica. Questo capitolo si chiude con alcune note sul coefficiente generico. Il capitolo VI affronta il problema dell'origine del suolo e della vegetazione. Viene discussa l'età del deposito « ferrettizzato » e la sincronizzazione del suo terrazzamento con la cronologia glaciale alpina. Questo nostro « ferretto » non si è formato sul posto, ma è stato trasportato dalle alluvioni; l'A. indaga la natura del clima sotto il quale il « ferretto » si è formato e quindi è stato eroso e trasportato dalle acque nella conoide dei corsi d'acqua. Poi espone dettagliatamente la storia della vegetazione cresciuta su questo suolo, attraverso le vicissitudini del passato, incominciando dalla prima vegetazione insediatasi, fino a quella attuale. Viene quindi eseguita una dettagliata disamina degli elementi geografici, che concorrono a costituire la flora attuale. Il componente mediterraneo è presente nella proporzione di poco più del 30%. Il capitolo si chiude con una discussione relativa alla denominazione di « brughiera » (che è da escludere a questa latitudine, anche se la Calluna entra a far parte del sottobosco) e sul climax del consorzio che è il climax della Quercus lanuginosa, sebbene facciano ancora capolino i climax di Querce affini (Q. sessilis, Q. Cerris), che ebbero sviluppo nel passato, ma che oggi sono subordinati ed in regresso.

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